Ogni giorno ha un significato diverso se vissuto da essere umano. Non che il giorno da persona umana abbia durata differente rispetto a quello vissuto da un cane, ma l’uomo in quanto tale sa amare, patire (come veniva inteso nell’antica Grecia: ira e furore che portano all’azione), gioire. Sa fare proprio il giorno che vive. Ma troppo spesso se ne dimentica.
Quasi ogni data è ricorrenza di una festività, di una celebrazione per qualche conquista di diritti o di sviluppo che la gente umana si è guadagnata nel tempo. Con lotte, rivoluzioni, movimenti silenziosi e azioni di gruppo. Digiuni, ma anche forza di pensiero e speranza per il prossimo futuro. Perchè ci si metteva in gioco per migliorare le proprie condizioni di vita con la convinzione che un sacrificio oggi sarebbe stato un regalo per i propri figli.
Per ricordare la bellezza e la grandezza di queste vittorie vorrei fossero istituiti i giorni del “non cambiamento”.
Il 9 maggio si celebra la festa dell’Europa. Immaginiamo di organizzare una “festa della non-Europa”, dove tutto quello che è stato costruito a livello europeo è sospeso per 24 ore: reintroduzione dei confini nazionali; reinserimento di tariffe doganali; annullamento delle leggi sulla tutela dei consumatori, sulla protezione degli animali, sulla sostenibilità ambientale e via dicendo.
Il 20 novembre è la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Pensiamo a un giorno in cui lo studio non è più un diritto. Zappare la terra a sette anni ed essere in ferma militare mentre si frequenta la scuola media legge. Un giorno dove non essere amati da mamma e papà sia la normalità.
Per non parlare del 25 aprile, festa della Liberazione e del 2 giugno, festa della Repubblica. Vorrei un giorno in cui fascismo e monarchia, con le loro conseguenze, fossero con noi. Non per masochismo, ma per apprezzare maggiormente la mia vita quotidiana. Queste sono poche date simbolo che ci ricordano la bellezza e la virtù di poter vivere nel 2014.
Eppure per noi ogni giorno è così noioso, così monotono e così inutile che quasi non ha senso di essere vissuto. E questo è il male peggiore che stiamo facendo ai nostri antenati che con determinazione speravano in un futuro migliore per noi. Forse sì, non tutte queste conquiste sono definitive o tanto apprezzate da essere indispensabili alla quotidianità come potevano sembrare ieri, ma certamente sono da ricordare perchè sono state fatte pensando a noi, al nostro benessere.
Noi che scelte stiamo per compiere? Che mondo vogliamo lasciare? Di certo ognuno di noi ha qualcosa che vuole cambiare. Come?
Intanto iniziamo a vivere l’oggi, magari con gratitudine, per scrivere il domani.
Luca Lazzari