Giulio è così: semplice, sorridente, povero. Quando si sveglia la mattina non ha fretta di andare a lavorare. L’unica accortezza è per suo figlio: è sceso dal letto per andare a scuola? Giulio, infatti, è cameriere a chiamata per le serate in una pizzeria nei pressi di Monte Mario a Roma. In questo modo riesce a guadagnare quei preziosi 700 euro per poter pagare l’affitto in un piccolo appartamento oltre la fermata della metro Battistini, che condivide con suo figlio da quando è tornato a vivere con lui dopo l’affido ai servizi sociali.
Sia Giulio sia sua moglie erano schiavi della droga tanto che ella è morta di overdose ed egli ha trascorso cinque anni in una comunità di recupero alle porte della capitale. Nelle giornate scandite tra preghiera e lavoro ha imparato a suonare la chitarra. Oggi, a chi lo incontra alla stazione Valle Aurelia verso l’ora di pranzo a suonare con un berretto appoggiato rovesciato ai suoi piedi e ha il dono di scambiarci due parole, confida: “La chitarra è come una piccola melodia, l’insieme di piccole semplici note che cercano di creare armonia tra me e la vita”. Ma questo, suo figlio, non lo sa.
Ho conosciuto Giulio ieri mattina. Ero alla stazione dove suona. Il giornalaio era chiuso e la macchinetta elettronica accettava solo monete. Nè banconote da cinque euro né carte: non avevo modo di fare il biglietto della metropolitana. Io, straniero di quella zona, non sapevo come muovermi alla ricerca del giornaliero, allora mi sono avvicinato a lui e gli ho chiesto se sapeva indicarmi un rivenditore. Dal mio accento poco romanesco ha subito intuito il mio essere forestiero. Mi ha detto che neanche lui conosceva bene l’area vivendo in un altro quartiere. Tenendo la chitarra dietro le spalle, si è chinato e ha sollevato due euro dal suo berretto.
Al mio dire di no a questo gesto mi ha scrutato con sguardo provocatorio, ha interrotto le mie parole e ha ribattuto: “Mio figlio non sa che la mattina, mentre lui è a scuola, io vengo qui a suonare per racimolare qualche spicciolo per rendere più degna la sua vita. Eppure finche potrò, verrò qui. Sono stato uno stronzo, ho speso tutto in droga.” A queste parole, in totale imbarazzo, ho fatto per riporre i due euro a terra. Con movimento deciso Giulio li ha ripresi e porgendomeli ha esclamato: “Grazie, basta dire questo.”
Qualcuno l’ha salvato dalla droga. Giulio ha deciso di fidarsi dell’altro e, gioioso, ha ripreso a suonare.
Luca Lazzari
L’ottimista crede negli altri e il pessimista solo in se stesso – (Gilbert Keith Chesterton)