Un grande oratore diceva che la fortuna non esiste; esiste invece il momento in cui il talento incontra l’occasione; ecco, io credo che le occasioni nella vita bisogni cercarsele, perché nulla cade in testa come manna se non la pioggia quando ti sorprende per strada senza ombrello.
Quando ho accettato di raccontare le mie “foreign opportunities”, sapevo non sarebbe stato facile trovare le parole giuste per trasmettere a chi mi leggerà, le emozioni più profonde che hanno accompagnato i miei soggiorni all’estero. Ci proverò ugualmente.
Tutto ha inizio quando avevo 16 anni, e vivevo immersa tra gli ulivi e i muretti a secco del mio Salento; ero felice ma cercavo qualcosa che potesse aggiungere un po’ di pepe alla mia vita. Così, senza troppi se né ma, un giorno ho detto ai miei genitori “Mamma, papà: voglio partire”, e loro, con le lacrime agli occhi, hanno subito capito che la mia felicità era la discriminante principale per la loro. Dopo un percorso di selezione con l’associazione che mi ha affiancato in questa prima avventura, sono volata in Finlandia dove ho trascorso il terzo anno del liceo tra neve, freddo e tanto amore da parte della mia host family e dei miei amici. È un posto misterioso, il Nord, affascinante e ricco di sorprese, ma è anche un posto difficile da apprezzare se sei una ragazza del Sud che, come erano soliti dire loro: “hai il sole dentro e non hai bisogno di guardarlo con gli occhi”; perché di sole, in Finlandia, se ne vedeva ben poco.
Le difficoltà sono state tante, perché, trovarsi improvvisamente catapultati in una nuova cultura, con usanze, ritmi e lingua diversa dalla nostra, è a dir poco spiazzante. E poi la freddezza apparente dei finlandesi. E dico “apparente” perché imparando a conoscerli meglio ho compreso che in realtà sono molto più “socievoli” di quanto diano a sembrare in un primo momento. Per entrare in stretto contatto con loro ci vuole tempo, pazienza e soprattutto rispetto ma, una volta che ci si riesce, il rapporto che si instaura è vero e duraturo. Un finlandese come amico è per sempre. Dopo il trasferimento a Torino per iniziare l’università, ho intrapreso a fine dicembre 2014 una nuova esperienza che mi ha portata a Montreal, splendida città nell’area francofona canadese, per un semestre di studio. Nonostante la gioia iniziale di aver vinto la borsa di studio, i dubbi mi hanno tormentata fino a poco prima di quando sarei dovuta partire. A Torino in fondo mi trovavo bene, per quale motivo avrei dovuto interrompere l’equilibrio una terza volta? Vi lascio immaginare come è andata. Il Canada è un paese stupendo, là ho avuto la possibilità di rapportarmi con una cultura transoceanica, ho visto con i miei occhi paesaggi mozzafiato e sentito sulla mia pelle il dolore del freddo di quelle terre. Ho ammirato la gentilezza dei canadesi, e soprattutto ho stretto alcuni dei rapporti tra i più importanti della mia vita, che vanno oltre le barriere del tempo e dello spazio; come quello con la mia “sorella” messicana, Maripaz, amica e compagna durante quei mesi ma sicuramente per sempre. Il Canada è un Paese che offre molte opportunità lavorative ai giovani, è multiculturale, l’istruzione è ottima e vivere questo periodo mi ha fatto crescere e scoprire una parte di me ancora nascosta.
Uscire dalla propria sfera di cristallo non è stato affatto facile. Ogni scelta ha comportato rinunce, sacrifici, pianti e momenti di sconforto che però sono stati compensati da altrettanti momenti di stupore, gioia e soddisfazione. D’altronde tutto nella vita ha un prezzo da pagare. Ma ne è valsa la pena. “when there is will, there is a way” I sogni esistono per provare a realizzarli, partire non vuol dire abbandonare il proprio Paese, ma anche tornare con la consapevolezza e il bagaglio di esperienze dei miei viaggi.
Chiara Carlino