Correre per vivere o vivere per correre ? Ecco una domanda che sorge spontaneo chiedere a Marco Olmo. L’ Ultramaratoneta instancabile è uno dei più corridori più longevi e in gamba di sempre che nonostante i suoi successi in giro per il mondo, le gare vinte, i trofei meritati… conserva quell’umiltà tipica della gente di montagna. Marco ama la vita tranquilla di Robilante che in qualche modo rispecchia la sua personalità pacata e modesta. Ma è la corsa il suo vero amore. Chilometri e chilometri senza mai fermarsi e un passo alla volta verso una sola destinazione: la vita!
Come e quando è iniziata la sua carriera atletica?
Ho iniziato ad allenarmi 36 anni fa. Prima correvo ma avevo altre preoccupazioni, dovevo guadagnarmi da vivere.
Cosa ami di più della corsa?
Mi piace correre e questo mi ha dato notorietà: diciamo che è stata una sorta di rivendicazione dai tempi miseri della mia gioventù.
La definiscono ultramaratoneta, perché?
Ultramaratoneta perché faccio gare lunghe, oltre ai km delle maratone, in montagna, nel deserto: le ultramaratone possono essere a tappe o non-stop di 160 km.
Qual è il suo segreto per la resistenza?
È un dono di natura ma serve anche sapersi gestire: bisogna conservare “la macchina” fino alla fine e la mia ha funzionato sempre bene.
Quali gare sono state maggiormente significative?
Per parecchi anni ho corso le gare locali e una tra le più significative è stata una gara tra i rifugi ad Artesina nel 1985 dove ho vinto insieme a Dario Viale. Un’altra importante è la gara del 1996: la Marathon des Sables che mi ha fatto conoscere in giro. Ne ho fatte tante fino ad arrivare alla non-stop in Libia e tra la Valle della Morte o ancora l’Ultra Trail du Mont Blanc…
Ci parli di lei. Come è stata la sua infanzia?
L’infanzia dei montanari della zona alle prese con il lavoro di campagna e la miseria. Allora servivano pochi soldi, non c’era la televisione, non avevamo né lo smartphone né la macchina quindi le spese erano poche e facevamo il baratto. Non ho proprio un bel ricordo: la miseria non porta felicità, la ricchezza neanche ma la miseria peggio.
Che scuola ha frequentato?
Ho un attestato di quinta e poi ho fatto una sesta ma non è valida. Le scuole medie non c’erano ancora e a volte mi manca non sapere determinate cose come l’inglese.
Che lavoro ha svolto o svolge tuttora?
Da giovane ho lavorato in campagna o come boscaiolo, ho spalato neve. Poi ho fatto il camionista per otto anni e infine ho lavorato nelle cave. Adesso sono in pensione.
Quale è stato il suo più grande sogno?
I sogni sono vari in base all’età: da giovane sognavo di vincere al totocalcio ma non ho mai giocato. Non c’era un sogno preciso per noi che eravamo in montagna poiché si faceva tutto ciò che si poteva e si riusciva. Dai 33 anni il mio sogno è stato quello di vincere le gare di corsa.
Sappiamo che è vegetariano. Perché questa scelta?
L’ho scelto ormai 31 anni fa prima per motivi di salute (ero sempre stanco), così mi sono rivolto ad un medico-dietologo che aveva scelto il vegetarianesimo e io seguendolo sono migliorato. Da lì è diventata una scelta di vita che credo sia giusta.
Qual è il suo pasto tipo?
Da alcuni mesi sto testando un pane che si chiama Primus pane ed è un pane più proteico della carne fatto con grani antichi e legumi. Mangio molto pane, patate, pasta preferibilmente biologica. Inoltre ho scoperto che i vegetariani non possono mangiare il formaggio (il caglio ha origine dallo stomaco dei vitelli appena nati) ma si può produrlo anche con il caglio vegetale fatto di cardi azzurri e aceto fermentati. L’ho assaggiato: è buonissimo e costa molto meno.
È d’accordo con la frase: “Noi siamo quel che mangiamo”?
Sì: se mangi intossicato, sei intossicato e se sei carnivoro, sei molto più aggressivo rispetto ad un erbivoro! Anche il digiuno serve per depurarsi.
Parliamo di Cuneo. Vorrebbe viverci? Se sì, perché?
Cuneo non è male (se non devi parcheggiare!). Puoi uscire per correre o passeggiare anche quando piove perché ci sono i portici, c’è il Viale, il Parco fluviale… Cuneo è una città bella e piccola anche se preferisco vivere qui a Robilante.
Cosa le piace e cosa non le piace della nostra provincia?
Anche la Provincia non è male: dovessi andare via da qui non troverei nessun altro posto dove starei così bene. Forse è fin troppo grande ma siamo un’isola felice: la provincia di Cuneo è vivibile e ha tutto.
Definisca Robilante, il suo paese, in tre aggettivi.
Tranquillo. Abbastanza bello. Facilmente accessibile.
Pensi che i risultati nel mondo dello sport derivino dal talento oppure dall’allenamento costante?
Ci vogliono tutti e due: devi fare un mix.
Come si potrebbe convincere i giovani ad una vita sana (alimentazione ed esercizio) e avvicinarli allo sport?
Ci sono molti giovani che praticano sport, loro hanno la possibilità di scegliere ma forse non lo fanno perché sono troppo forzati dai genitori. Devono invece iniziare a praticarlo come un gioco senza pretendere chissà quali risultati, senza tener conto di ciò che ci impongono i media (cioè valgono solo il primo e il secondo posto): lo sport è per tutti e lo si deve fare per partecipare, per educazione, per imparare a vivere con gli altri e imparare a perdere soprattutto. È dura imparare a perdere ma bisogna riuscirci.
Quali differenze riscontra tra i giovani di oggi e quelli di ieri?
Quella di oggi è un’altra epoca. Forse i giovani ora sono più coccolati, hanno maggiori opportunità che i giovani di una volta non avevano e ben venga! Ai mie tempi non si aveva tutto come si ha oggi e anche fare sport non era visto come passatempo, poi è arrivato il benessere ed è cambiato il mondo. A noi dicevano: “Non star a correre che ti viene fame!”.